Mk2 (granata)
Una Mk2 della seconda guerra mondiale | |
Tipo | Bomba a mano a frammentazione difensiva a tempo |
Origine | Stati Uniti |
Impiego | |
Utilizzatori | Argentina, Brasile, Cile, Israele, Italia, Paesi Bassi, Turchia, Filippine, Stati Uniti |
Conflitti | Prima guerra mondiale, seconda guerra mondiale, guerra di Corea, crisi di Suez, guerra dei sei giorni |
Produzione | |
Date di produzione | 1918 |
Entrata in servizio | 1918 |
Ritiro dal servizio | Anni ’60 |
Descrizione | |
Peso | 595 grammi |
Altezza | 111 mm |
Diametro | 59 mm |
Carica | TNT |
Peso della carica | 56 grammi |
Spoletta | Capsula a percussione e innesco a tempo di 5 secondi |
La granata Mk2 (Mark 2, Modello 2) è una bomba a mano (comunemente chiamata granata) di fabbricazione statunitense definita anche pineapple (“ananas“), possiede questo nome per la sua forma che ricorda quella del frutto.
Caratteristiche
Appartiene alla famiglia delle granate a frammentazione, il cui funzionamento è il seguente:
- si toglie la sicura estraendo l’anello sul lato sinistro della testina in alluminio;
- una volta che la bomba è in aria, dopo il lancio, la levetta, che era trattenuta dalla sicura, si separa e cade a terra;
- viene conseguentemente liberato un “percussore”, azionato da una grossa molla, che percuote una capsula di fulminante la quale accende la polvere da sparo pressata sottostante, contenuta in un tubicino di circa 3 centimetri, la quale, dopo circa 5/6 secondi, innesca un detonatore che è immerso nel tritolo contenuto nell’involucro della bomba a mano;
- la detonazione del tritolo provoca l’esplosione dell’involucro metallico i cui “quadrettini” vengono scagliati nell’area circostante per un raggio di circa 50 metri.
Conseguentemente il ritardo tra il lancio e l’esplosione, che permette al lanciatore di mettersi al riparo, avviene nel tempo prefissato di 5/6 secondi dovuto al tempo di combustione della polvere da sparo compressa nel tubicino tra la capsula del fulminante e il detonatore.
Uso bellico
Si tratta della bomba a mano d’ordinanza usata dall’US Army e dall’US Marine Corps a partire dall’ultimo conflitto mondiale, adoperata sia sul fronte europeo che su quello del pacifico.
SRCM Mod. 35
Una SRCM Mod. 35 postbellica con colorazione kaki da addestramento | |
Tipo | Bomba a mano a frammentazione, offensiva |
Origine | Italia |
Impiego | |
Utilizzatori | esercito nazionale repubblicano |
Produzione | |
Costruttore | Società Romana Costruzioni Meccaniche |
Entrata in servizio | 1935 |
Descrizione | |
Peso | 240 g[1] |
Ampiezza | 57 mm |
Altezza | 85 mm |
Azionamento | Lanciata a mano |
Tiro utile | 20-25 m |
Carica | 43 g di una miscela di tritolo e trinitronaftalina |
Spoletta | A percussione |
Esercito.it | |
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La SRCM Mod. 35 è una bomba a mano, attualmente in dotazione all’Esercito Italiano.
Descrizione
Entrata in servizio nel 1935, la SRCM Mod. 35, insieme alla OTO Mod. 35 ed alla Breda Mod. 35 rappresentavano la nuova generazione di bombe a mano con le quali il Regio Esercito affrontò la seconda guerra mondiale. Dopo l’armistizio fu adottata come Handgranate 328 dalle forze tedesche in Italia. È tuttora operativa nell’Esercito Italiano, affiancata alla più moderna sostituta OD 82/SE, e nelle forze armate maltesi (fornita dalla MIATM)[2].
La SRCM Mod. 35 è una bomba a mano di tipo offensivo; si dicono offensive quelle bombe che disperdono schegge leggere, letali in un raggio inferiore rispetto alla distanza massima alla quale viene lanciata, coprendo l’avanzata del lanciatore senza bisogno per questo di cercare riparo. La distanza di lancio è infatti di 20-25 metri e quella d’azione delle schegge di 10-15[3]. Il funzionamento della SRCM non è a tempo, bensì a percussione: l’ordigno cioè, una volta lanciato, esplode solo all’impatto col terreno. Il corpo bomba in lamierino d’alluminio contiene 43 grammi di tritolo e trinitro-naftalina che al momento dell’esplosione frammentano in schegge un filo metallico avvolto internamente.
La SRCM Mod. 35 ha quattro sicure, delle quali una “manuale” e tre “automatiche”. La prima sicura, quella manuale, è costituita da un traversino in ottone con impugnatura in gomma telata (sicura di maneggio e trasporto); la seconda sicura (automatica) è costituita da un traversino d’alluminio collegato ad una cuffia esterna, detta “cuffia aerodinamica”, che ha il compito di sfilare il traversino e liberare la corsa tra il percussore e la capsula di innesco dell’esplosivo (sicura di prima traiettoria); la terza sicura automatica (detta di funzionamento universale) è interna all’ordigno ed è costituita da un sistema a molla che ne evita l’esplosione in volo e ne garantisce la detonazione all’impatto qualunque sia la parte della bomba che tocca il terreno; la quarta sicura (automatica) è il congeno di disattivazione, costituito da un lamierino interno forato che, in caso di mancata esplosione, si interpone nel suo pieno tra il percussore e la capsula di innesco, impedendo dunque una successiva percussione (ad esempio, a seguito di un urto fortuito) ed inertizzando di fatto la bomba. Tuttavia, l’intervento del congegno di disattivazione non è verificabile dall’esterno; dunque, a seguito di una mancata esplosione, è di rigore intervenire segnalando la presenza